Società Italiana di Storia Militare
ARCHIVIO FOTOGRAFICO
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La
battaglia della Baia dei Porci. (Cuba 1961)
Si ringrazia il Socio Elio Susani per le fotografie
e il testo di questo articolo
La foto 33.
Più di ogni altra, è la foto qui riprodotta al numero 33 quella che i cubani ritengono essere l'immagine emblematica della loro vittoria alla Baia dei Porci. Un'immagine che potrebbe passare alla storia come quella del miliziano ucciso (nella Guerra Civile Spagnola) di Robert Capa. Il coraggioso e fortunato autore è stato Raul Corrales. Uno scatto significativo che coglie gli ultimi istanti di vita di un Douglas A-26 Invader delle forze d'invasione, inquadrato nel mirino di una delle quadrinate antiaeree cecoslovacche mod.53 da 12,7 mm che sta per aprire il fuoco. Tali antiaeree si sono dimostrate una delle principali armi vincenti dei difensori cubani. Nel contempo la foto, scattata il 18 aprile 1961 nella zona di Pàlpite (secondo giorno dell'invasione) immortala anche il momento spericolato di un attacco a bassa quota ripetutamente tentato in quei frangenti da parte dell'aviazione mercenaria ancora operativa. Qui l'immagine è stata riprodotta riprendendola da uno dei pannelli esposti all'interno del Museo Memoriale della Battaglia di Playa Giròn. Come tutte le foto che assumono un significato straordinario e fissano per l'eternità la drammaticità di un evento bellico, anche per questa (su uno scenario completamente diverso da quello dove operò Robert Capa) non sono comunque mancate ipotesi di un falso costruito. Anche perchè pure l'Aeronautica Cubana aveva alcuni aerei di questo tipo in dotazione. Ciascuno serenamente si accompagni all'ipotesi che meglio lo soddisfa.
Le armi strane.
In molte foto d'epoca che ritraggono i miliziani cubani durante la battaglia della 'Bahia de los Cochinos' (Baia dei Porci) si notano nelle loro mani delle armi semiautomatiche leggere che ci appaiono perlomeno inusuali. L'appassionato ed esperto di armi ex ordinanza ci soccorre e pertanto riusciamo ad identificare quegli oggetti raramente visti in altri scenari.
Si tratta della carabina semiautomatica VZ 52 (foto a1) di produzione cecoslovacca e la sigla indica la data di inizio produzione. Arma esteticamente poco gradevole e calibrata in 7,62x45 (calibro più unico che raro) che a partire dal 1957 i sovietici imposero di modificare nel più diffuso 7,62x39r (quello del Kalashnikov, tanto per intenderci). Alcune migliaia di esemplari dell'arma vennero consegnate a Cuba dopo la Rivoluzione per armare soprattutto le Milizie Popolari. Caratteristiche dell'arma sono un caricatore da 10 colpi e la baionetta ripiegata all'indietro nel vano del robusto sottocanna di legno. L'arma si è dimostrata di utilizzo molto pratico ed effettivo, anche per truppe scarsamente addestrate. La carabina non ha avuto diffusione significativa in altri paesi, se non limitatamente in Egitto, Nicaragua, Nigeria, Siria, Indonesia, Guinea Bissau, Angola e Yemen. Ed è finita talvolta ad armare Movimenti di Liberazione o varie fazioni ribelli. All'inizio degli anni '70 scomparve definitivamente dalle scene, soppiantata da prodotti sovietici : prima dal Simonov SKS e subito dopo dal celebre AK 47 Kalashnikov.
Le pistole mitragliatrici sono anch'esse cecoslovacche. Si tratta delle Samopal VZ 48 in calibro 9x19 pb che sono state prodotte in una gamma di varianti : Sa23, Sa24, Sa25 e Sa26. Differiscono tra loro per poche minime variazioni. La serie più diffusa è stata la Sa25 che ha ottenuto un buon successo commerciale internazionale (foto a2 e a3). Perfettamente in linea con l'ottima tradizione della produzione armiera leggera cecoslovacca che sin dall'inizio del secolo scorso si è distinta per buona qualità dei materiali, indovinate soluzioni meccaniche e costi contenuti. Erano alimentate da caricatori da 20 a 40 colpi che si inserivano nell'impugnatura. La Sa25 (e le sue consorelle) è stata distribuita in diverse migliaia a Cuba e poi apparsa anche in paesi come il Vietnam, Cambogia, Guinea Bissau, Libia, Libano, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Somalia, Tanzania, Siria e Sud Africa alla caduta del regime dell'Apartheid. L'unico paese europeo che le ha avute in dotazione oltre alla Cecoslovacchia è stata la Romania. L'unico paese dell'America Latina oltre a Cuba è stato il Cile di Salvador Allende. Evoluzioni interessanti dell'arma sono state prodotte ancora recentemente nella Repubblica Ceca.
Episodi curiosi.
La mattina dell'invasione, mentre Castro stava
predisponendo le linee guida della difesa, ebbe a parlare telefonicamente dal
punto di Comando n.1 all'Avana con colui che aveva appena designato come
Comandante delle Forze di Difesa, Josè Ramòn Fernandez, che in quel momento di
trovava alla Scuola dei Responsabili delle Milizie a Matanzas. Spiegandogli come
a suo avviso le posizioni chiave sulla mappa da assicurare al più presto
possibile fossero Pàlpite e San Blas, ebbe di ritorno da Fernandez che Pàlpite
non sapeva nemmeno dove fosse e che non riusciva a trovarla sulla sua carta.
-"Ma che razza di mappe stai usando..."- gli chiese uno spazientito Castro, e di
rimando Fernandez non gli mandò a dire -"Le stesse che stai usando tu !...".
-"Ma allora guarda sulla carretera 116 e la vedi, a nord di Playa Larga...", ma
Fernandez non riusciva ad individuare Pàlpite, un piccolo villaggio con poche
case e baracche. -"L'unica località che trovo qui è FERRITE..."- si scoraggiava
Fernandez che ben conosceva le impazienze di Castro. A quel punto un miliziano
che si trovava alle sue spalle e stava origliando l'agitata conversazione si
sporse sulla sua spalla ed interloquì - " Comandante, io sono di Pàlpite, fammi
vedere...- e non ci volle molto a chiarire il problema. -....Ferrite non esiste,
Comandante, questa è PALPITE. E' scritto mezzo cancellato e sulla piega della
carta, ma questa è Pàlpite....- Fernandez riprese il telefono sollevato -
...adesso ho trovato Pàlpite...- -"Bene!"- Vociò Castro all'altro capo del filo.
-"Allora, adesso che l'hai trovata, prendila!"
All'alba del 17 aprile,
quando vennero lanciati i paracadutisti della Brigata 2506 nell'entroterra
della Baia dei Porci, un piccolo reparto discese parecchio lungo verso
ovest, ed atterrò nei pressi del grande zuccherificio Central Australia.
Giunti a terra la decina scarsa di parà si raggruppò e si infilò nella
boscaglia limitrofa, dato che il sito appariva ben presidiato da uomini
armati. Ma mentre il tempo passava la zona iniziava ad essere affollata da
sempre più numerosi reparti d'armati (che non erano loro commilitoni) ed il
drappello di invasori non poteva certo esporsi in quelle circostanze. Dunque
rimasero nascosti nella macchia, praticamente circondati dalle Milizie che
andavano e venivano, per tre giorni e tre notti. Esaurita la pazienza, oltre
che i viveri, e con la percezione che qualcosa sicuramente era andato
storto, alla fine decisero di mostrarsi e si arresero immediatamente. Furono
gli unici mercenarios ad essersi consegnati senza aver sparato un colpo e
con i caricatori ancora pieni.