The deaths ye died I have watched beside
and the lives ye led were mine.
Rudyard Kipling - Prelude
Singapore cresce nel vento lungo il lontano orizzonte ceruleo. Il suo cielo senza fine è dipinto dai grattacieli ascesi sopra le macchie eterne dei pandani e fra le alte cime del teak, le cui essenze hanno pavimentato per secoli i vascelli da guerra della Royal Navy.
Il silenzio non ha eguali, ed il fruscio dell'erba diventa fragore, dove la prospettiva s'inclina sulle file di lapidi scolpite. Le ombre schiariscono, eternamente. Luce fulgida, che nemmeno il tempo arroventato dalla calura, distorce.
Il War Memorial Cemetery sorge sulla collina di Kranji a circa 22 chilometri a nordovest di Singapore. Appena un paio di miglia a sud dello stretto di Johore.
Ci si arriva bene con l'autobus 961 che si prende a fianco della cattedrale di Sant'Andrews, in pieno centro. 68 fermate. Un'ora e 50 minuti di viaggio attraverso la città e poi lungo la Woodlands Road che taglia verticalmente la penisola di Singapore. Su questa strada discesero trionfanti le truppe giapponesi della 18a Divisione di Fanteria del Generale Renya Mataguchi dirette al cuore della città; era il 16 febbraio 1942.
L'ultimo tratto di strada lo si fa piedi, e sembra di essere sperduti in campagna. Improvvisamente, una svolta nella strada ti immette sull'ultimo tratto, ed è il viale d'accesso al Memoriale.
Ne ho visti di War Memorials britannici, in Italia ed in Europa. Kranji è il più vasto ed imponente nell'estremo oriente, assieme a quello di Kohima in Birmania. La medesima accuratezza, lo stesso metodico ordine, la proverbiale nitidezza.
Un mantenimento la cui cura si svolge quotidianamente. Non c'è un attimo di abbandono. Nelle sue mura marmoree sono scolpiti i nomi dei 24.000 soldati del Commonwealth che hanno perduto la vita nella campagna della Malesia ed in quella di Singapore. Della maggior parte di questi combattenti non sono mai stati rinvenuti i resti. Britannici, Australiani, Indiani, Neozelandesi, Canadesi, Malesi, dello Sri Lanka.
Di tutti costoro nel memoriale di Kranji trovano reale sepoltura 4.458 salme. 850 sono gli sconosciuti.
Le file delle lapidi appaiono collocate con il righello, come di consueto. Ciascuna sembra nuova, e reca il nome del caduto, la sua età, il suo reparto di appartenenza, l'emblema del reparto stesso, il segno della sua confessione religiosa. Molti non erano giovanissimi. A nessuno manca un mazzetto fresco di fiori.
In alto svetta una croce dalla sagoma di spada e più in alto ancora torreggia il monumento comune, alla sommità del cimitero di guerra, costituito dai simboli delle tre armi : le colonne che simboleggiano l'Esercito, su di esse poggiano le ali che rappresentano l'Aeronautica, ed infine un'alta pinna di pietra che richiama la vela di un sottomarino, a memoria dei Marinai. A differenza di tutti gli altri numerosi Memoriali di Guerra Britannici sparsi nel mondo che vengono considerati territorio nazionale britannico, questo di Kranji è considerato a Singapore un Cimitero di Stato. Segno di una condivisione totale, di un'appartenenza alla causa della guerra di liberazione dai Giapponesi che così tante vittime malesi dovette contare. In un settore a latere sono infatti sepolti anche i primi due Presidenti della Repubblica di Singapore.
Credevo di essere un visitatore in solitudine. Ma non era così. Dozzine e dozzine di ragazzi delle scuole superiori con i loro insegnanti giungevano improvvisamente a frotte, scaricati dai loro autopullman che trovavano apposito parcheggio poco oltre.
Alcuni anziani veterani dell'esercito di Singapore (forse anche qualcuno che combattè assieme agli inglesi) li accoglieva ed impartiva lezioni e testimonianze storiche della battaglia per la conquista della Malesia nel 1942. Tutti con il basco nero e l'emblema militare, la camicia blu col pettorale sinistro colmo di nastrini ed onorificenze. Un bastone di legno decorato a sorreggersi, mentre la voce ancora stentorea incantava i ragazzi assiepati, muti, ordinati, attenti.
Ho percorso ogni declivio che compone questo cimitero di guerra ed ho scattato le foto che raccolgo per questo piccolo lavoro di documentazione visiva. Mia moglie mi ha aiutato nell'eseguirlo.
Ho indugiato parecchio nella lettura e nell'osservazione delle iscrizioni sulle lapidi di pietra molte delle quali evidenziano l'alfabeto di lingue diverse, i nomi affascinanti delle diverse etnie.
Ho lasciato la mia testimonianza di visita sul registro custodito all'ingresso, dove un canuto responsabile che aveva più nastrini al petto che denti in bocca ha sprecato qualche minuto della sua lezione ai ragazzi per parlare amabilmente con me. Non per deferente rispetto verso uno sconosciuto, ma poichè mi ero presentato come membro della Società Italiana di Storia Militare di Roma. Gentilmente chiese di non essere fotografato, ma ci tenne molto a spiegarmi alcuni particolari architettonici a suo tempo scelti per la parte monumentale. L'abbraccio che mi è stato omaggiato a fine visita sia per tutti i membri della SISM.
Prima di incamminarmi verso l'uscita ho ripercorso la fila di tombe più prossima per un ultimo saluto.
Mi pareva d'intravvedere su tutte la medesima citazione che tanto m'impressionò al British War Memorial di Ranville, in Normandia. Quella incisa sulla tomba di J.E. Crates del Parachute Regiment Army Air Corps, 23 anni, caduto l'8 agosto 1944.
I have spread my dreams under your feet, tread softly because you tread on my dreams. ( Ho sparso i miei sogni sotto i tuoi piedi, cammina adagio perchè stai calpestando tutti i miei sogni...). Da "The Cloths of Heaven" di W.B. Yeats.
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